Anlieto
AnLieto [III, i]
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ANLIETO:"Essere o non essere gay", questo mi chiedo.
Più nobile sarebbe pel mio regale spiedo
viaggiar, come i miei avi, tra i culi dei signori
(e lordo, ma felice al fin venirne fuori)
o forse farmi forza, andar da una ragazza
e sbatterla su un letto finché non esce pazza?
La fica di una donna, sì morbida e rosata
si bagna di piacere alla minima sfregata
e questo può l'amplesso così facilitare
non è forse un aiuto da ben desiderare?
Così lubrificato, sarei uno stallone
durando una giornata con ogni mia erezione...
ma qui viene l'incaglio di questo mio bel sogno:
potrei forse godere così, io che ho bisogno
del vigoroso attrito di un ruvido sfintere
perché il mio cazzo possa provare alcun piacere?
E' questo ciò che ferma da sempre i culattoni:
perchè dovrebbe un uomo, dotato di coglioni,
sforzarsi per trovare il culo più peloso,
entrare con fatica nel buco più tortuoso,
rischiare per lo sforzo del pene la frattura
(il che ben più del resto mi genera paura),
se solo lui potesse sentir la stessa cosa
entrando mollemente in una fica rosa?
Chi andrebbe ognor cercando il più viril budello
se non avesse tema, nel cazzo e nel cervello,
che mai tra quelle cosce di dolce giovinetta
(per quanto la sua fica poss'essere ancor stretta)
potrebbe egli trovare lo stesso godimento?
E' questo vil timore, nonché presentimento,
che sempre paralizza noi omosessuali
e ci fa faticare di dietro ai nostri eguali.
Così per la ragione noi siamo dei codardi
e come essa ci eleva da crotali e leopardi
così ancora una volta ci svia contro natura
fin dentro il nostro glande stillando la paura
così che anche se a volte pensiam di andare dritti
soltanto un culo nero ci tiene i cazzi ritti.